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Cara Democratica, caro Democratico,

quest'anno abbiamo deciso di commemorare il Giorno della Memoria, lunedì 27 gennaio, ricordando le storie delle donne e degli uomini che hanno pagato con la vita il prezzo più caro della ferocia nazi-fascista.

Sono le vittime dell'orrore dei campi di sterminio, dei campi di lavoro e prigionia, del confino, e sono gli invisibili che vennero uccisi nei letti di ospedale perché considerati "rifiuti della società". 

I siti usati per lo sterminio furono in totale 42.500; all'interno di questi, i prigionieri venivano "codificati" e "classificati" in base a gruppi creati sulla base dei motivi dell'arresto.
I simboli usati erano in stoffa, affibbiati sulla casacca all'altezza del petto sulla sinistra, e sui pantaloni all'altezza della coscia destra. 
I criteri per l'identificazione degli internati variavano però a seconda dei luoghi di detenzione e del trascorrere del tempo. In ogni caso, l'assegnazione di un prigioniero a una categoria dipendeva dalla decisione della Gestapo, e alla fine le suddivisioni finirono per essere confuse.

Gli ebrei venivano identificati con due triangoli gialli sovrapposti (a rappresentare la Stella di David), i rom con un triangolo marrone, le persone disabili, i malati di mente, le prostitute, le donne omosessuali con un triangolo nero, i testimoni di Geova con un triangolo viola, i maschi omosessuali con un triangolo rosa, gli oppositori politici con quello rosso. Mentre un triangolo di colore verde identificava i delinquenti comuni, che generalmente svolsero il ruolo di kapo.

Oggi si riaffacciano pericolosi rigurgiti antisemiti, riaffiora l'odio per il diverso. Come a Mondovì, dove è comparso un avviso sulla porta di casa di Lidia Beccaria Rolfi, staffetta partigiana deportata a Ravensbruck: "Juden hier" ovvero "Qui c'è un ebreo"
Una frase che ci riporta indietro nel tempo, ad un passato orribile, alle parole che hanno forgiato la propaganda nazi-fascista, strumento dell'Olocausto. Casi come questi ci intimano a combattere questi vigliacchi, a combatterli nel nome della Memoria che loro vorrebbero cancellare.
Conoscere, ricordare e coltivare la Memoria di quello che è stato è necessario per salvarci dall'oblio, dalla minaccia che il passato possa tornare.

Per questo nel Giorno della Memoria, ricorderemo le storie delle donne e degli uomini che hanno sofferto e sono rimaste vittime della ferocia criminale dei nazisti.
Perché nessuno possa mai dimenticare l'orrore dell'Olocausto, il punto più basso che l'umanità abbia mai raggiunto.

Per conoscere queste storie ti invitiamo a seguire la pagina Facebook del PD Milano Metropolitana, dove lunedì 27 gennaio le racconteremo.

Futura - Il blog della Segretaria  

"Stiamo scendendo nell'abisso senza sapere dove arriveremo, fino a quando cammineremo nel buio".
Inizia così l'incipit dell'editoriale di Ezio Mauro questa mattina (sabato) su La Repubblica. Si riferisce a quanto accaduto a Mondovì. Una stella di David e la scritta "Juden hier", qui abita un ebreo, hanno sporcato la porta di casa di Lidia Beccaria Rolfi, staffetta partigiana, deportata a Ravensbruck. I vigliacchi, hanno agito a pochi giorni dal Giorno della Memoria, per imbrattare e cancellare. Vorrebbero riscrivere la storia. Ma noi non glielo permetteremo, ci troveranno sempre dall'altra parte, a combatterli.. (continua a leggere sul blog della segretaria)